Abilità della competenza etica del professionista

Gaetano Megale ci offre degli interessantissimi spunti di riflessione e di autovalutazione!

 

L’abilità di “intensità morale”​ del professionista

La prima abilità morale sulla quale si basa la competenza etica del professionista è definita “intensità morale”.

Questa abilità consiste nella capacità di percepire la rilevanza ed il grado di una questione morale professionale. Una scarsa padronanza di questa abilità genera effetti professionalmente disastrosi quali la “miopia morale” o perfino la “cecità morale”.

Un professionista che non percepisce una questione come moralmente rilevante, molto probabilmente agirà in maniera immorale, e, cosa più grave, in una condizione di inconsapevolezza. Inoltre, un professionista con una abilità di percezione morale limitata o addirittura assente, produrrà necessariamente decisioni morali di scarsa qualità, poiché il grado di intensità morale influisce trasversalmente su tutte le altre sei abilità che sono alla base della competenza etica.

Ma da cosa dipende la capacità di percepire una questione morale? La letteratura evidenzia che è influenzata significativamente da tre fattori importanti: 1) le sette caratteristiche che connotano una situazione; 2) le sette abilità che sono alla base del processo specifico di percezione morale; 3) i sei tipi di pregiudizio morale cognitivo-percettivo che fanno variare, a parità di condizioni, le valutazioni delle qualità moralmente salienti delle situazioni.

Come acquisire l’abilità di intensità morale? In sintesi, poiché la percezione delle questioni morali varia in funzione dei tre fattori evidenziati, lo sviluppo di questa abilità si innesca in primo luogo mediante la auto-consapevolezza di come e quanto tali fattori agiscono, al fine di gestire o neutralizzare i loro effetti.

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L’abilità della “consapevolezza morale”​ del professionista

La seconda abilità morale sulla quale si basa la competenza etica del professionista è definita “consapevolezza morale”. Essa si articola in tre dimensioni: a) interpretare la situazione in una prospettiva morale; b) assumere ruoli diversi al fine di sperimentare come le varie possibilità di azioni possono influenzare tutte le persone coinvolte; c) immaginare la catena causale tra gli eventi e gli effetti che possono essere prodotti.

In ogni situazione
Tutto ciò per essere consapevoli della presenza di problemi morali quando si presentano, in tutte le situazioni personali, professionali o lavorative. A differenza della abilità di percezione morale (cd. intensità morale che si riferisce alle caratteristiche della situazione), la consapevolezza morale si fonda sulle capacità dell’individuo di riconoscere una situazione morale in termini cognitivi (valutazione delle possibilità di generare effetti negativi sugli altri) e affettivi (valutazione e interpretazione delle reazioni e dei sentimenti degli altri).

Allenamento necessario
Come sviluppare l’abilità della consapevolezza morale? È necessario allenarsi a riconoscere l’esistenza di una questione morale, mediante la riflessione sulla situazione e sui conflitti tra le esigenze dei diversi portatori di interesse coinvolti. In particolare, è importante rafforzare la capacità di individuare in una situazione le potenzialità relative sia ai danni che possono essere arrecati agli altri dalle proprie azioni sia alle violazioni di norme sociali. 

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L’abilità della “immaginazione morale” del professionista

La terza abilità morale sulla quale si basa la competenza etica del professionista è definita “immaginazione morale”.

Essa può essere sinteticamente definita come la capacità congiunta di due fondamentali attività del pensiero, basate sulle strutture cerebrali del prefrontale, che sono tipicamente umane.

La prima attività di pensiero è quella di discernere gli aspetti morali di una situazione, relativamente a tutti i potenziali portatori di interesse coinvolti (presenti, assenti o non ancora esistenti), immedesimandosi empaticamente nel loro punto di vista e individuando gli impatti delle decisioni o comportamenti su ciascuno di loro.

La seconda attività del pensiero consiste nello sviluppare creativamente una gamma di valutazioni alternative della situazione stessa, da diverse prospettive morali, ossia utilizzando diverse teorie e principi morali, che, naturalmente, dovrebbero essere conosciute dall’individuo.

L’abilità di immaginazione morale, che si sviluppa su diverse fasi, aiuta in sostanza gli individui a criticare i propri punti di vista e quelli altrui, affrancandosi da modelli mentali preconcetti o radicati, e dunque generare alternative nuove e adeguate a migliorare significativamente la qualità etica del processo decisionale e dunque dei propri comportamenti.

Dunque l’immaginazione morale è una forma di pensiero etico che, di fronte ad una questione morale, genera molteplici linee d’azione alternative e nuove, nonché diverse strategie di ragionamento morale considerando sempre le conseguenze per tutti i portatori di interessi coinvolti.

Spesso le persone nel valutare le situazioni focalizzano la propria attenzione su alcuni aspetti, tralasciando di analizzarla da diversi punti di vista, e basandosi essenzialmente sulle proprie esperienze passate e su modelli di ragionamento consolidati.

Come sviluppare l’abilità della immaginazione morale?

L’abilità di immaginazione morale può essere attivata e irrobustita ponendosi costantemente, di fronte a qualsiasi questione morale, tre domande: Quali sono le diverse modalità con le quali potrei agire? Quali sono le questioni morali che ciascuna azione ipotizzata pone? Chi e come sarà influenzato dalle decisioni e dalle azioni ipotizzate?

Il fulcro delle riflessioni è centrato sulla capacità empatica di mettersi nei panni degli altri e di percepire emozionalmente la sofferenza e il dolore delle persone che possono essere negativamente interessate dalle decisioni ed azioni.

La letteratura evidenzia che quando gli individui dimostrano l’abilità dell’immaginazione morale hanno una maggiore probabilità di arrivare a un risultato eticamente migliore nel processo decisionale.

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L’abilità del “giudizio morale” del professionista

La quarta abilità morale della competenza etica del professionista è definita “giudizio morale” e si riferisce all’attività mentale cosciente, deliberata, impegnativa nell’assumere informazioni su persone, situazioni e opzioni di azioni per giungere a una conclusione su ciò che è giusto o sbagliato.

Non solo intuizione
In particolare, l’individuazione dell’azione eticamente corretta si basa su una analisi consapevole e razionale delle diverse motivazioni morali che si riferiscono alle diverse teorie (conseguenzialismo etico, edonismo, relativismo sociale, relativismo culturale, utilitarismo e deontologia kantiana). In questo modo si dovrebbe arginare un giudizio morale basato esclusivamente sull’intuizione, che generalmente porta a valutazioni emotive, inconsapevoli e spesso contraddittorie. Come sviluppare l’abilità del giudizio morale? Lo strumento ideale è il “dilemma etico”, secondo questa check list.

Sei tappe diverse
1) Identificazione del problema etico: situazione e soggetti coinvolti.

2) Analisi della situazione problematica e dei portatori di interesse coinvolti.

3) Identificazione delle alternative di soluzione e motivazioni alla base delle stesse.

4) Analisi etica delle motivazioni in relazione alla teoria morale di riferimento.

5) Riflessione critica etica e valutazione delle alternative di soluzione.

6) Decisione circa l’azione eticamente accettabile.

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L’abilità dell’impegno morale del professionista

La quinta abilità della competenza etica del professionista è definita “impegno morale” e si sostanzia nel grado di motivazione nel perseguire un’azione morale, in seguito alla valutazione dei propri valori morali verso altri valori.

Dal giudizio al comportamento L’impegno morale è il passaggio necessario tra il giudizio morale e il comportamento, corrispondendo in tal modo al desiderio di essere e vivere in modo coerente con i propri valori. Ciò implica che consapevolmente sia data la precedenza ai principi etici ideali che si perseguono, rispetto al proprio interesse personale e/o ad altri valori non morali indotti dalle pressioni operate dai gruppi (familiari, amicali, professionali) e dalle organizzazioni di appartenenza (aziende, associazioni, ordini professionali).

Motivazione e disimpegno
Un alto grado di motivazione morale può contrastare i meccanismi di disimpegno morale che agiscono in maniera inconsapevole per perseguire fini immorali, violando i propri stessi principi. Infatti, molti professionisti, pur desiderando essere persone oneste, desiderano anche ottenere benefici derivanti da comportamenti immorali. La letteratura ha evidenziato questo fenomeno come “razionalizzazione” che anestetizza il senso di responsabilità morale per mettere in atto azioni immorali. Come sviluppare l’abilità dell’impegno morale? Lo strumento ideale è il “dilemma etico” che permette una riflessione sulle priorità dei propri principi verso altri valori contrastanti.

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L’abilità del coraggio morale del professionista

La sesta abilità della competenza etica del professionista è definita “coraggio morale”.

Il coraggio morale rappresenta una abilità molto importante in quanto consiste nell’avere la sufficiente perseveranza nel praticare effettivamente la moralità, nel superare la fatica di essere fedeli ai propri principi e nel resistere alle tentazioni di violarli.

Infatti, la consapevolezza di un problema morale, la scelta di un’azione corretta e una genuina motivazione morale per fare la cosa giusta, non sono sufficienti per mettere in atto una azione morale, proprio perché si è carente nell’abilità del “coraggio morale”.

L’abilità del coraggio morale poggia sulla capacità di contrastare alcuni fenomeni psicologici quali la “miopia morale” che orienta la concentrazione su alcuni aspetti della situazione, quelli che generano vantaggi per sé, e impedisce di percepire le questioni morali nella loro interezza.

Oltre a ciò, il coraggio morale implica anche la capacità di agire spesso in solitudine e controcorrente. Infatti, spesso le persone hanno astrattamente il desiderio di fare la cosa giusta, ma non sono in grado di resistere alle pressioni esterne dell’autorità e del conformismo verso i propri gruppi di appartenenza.

Per rinsaldare questa capacità è necessario acquisire la convinzione che il proprio comportamento ha un significativo impatto diretto sul comportamento degli altri e dunque ha il potere pedagogico di orientarli verso comportamenti più morali. Le persone potrebbero non avere il necessario coraggio morale ma potrebbero essere facilitati a seguire l’esempio di altri.

Infine, il coraggio morale poggia sulla disponibilità psicologica a “pagare un prezzo” per le scelte morali. La conquista di una maggiore indipendenza finanziaria può aiutare. Ma ciò che può rappresentare il pilastro su cui costruire il coraggio morale è l’autostima: l’ammontare del beneficio di una azione morale rappresenta il “prezzo” della moralità. Basta semplicemente riflettere se tale prezzo rappresenti effettivamente il suo valore.

Come sviluppare l’abilità del coraggio morale?

In primo luogo è necessaria l’auto-consapevolezza circa la propria condizione. Il check up consente di auto-valutare, con questionario di 8 domande della durata di circa 5 minuti, il grado di padronanza del coraggio morale e fornirà utili indicazioni circa il livello di coerenza con il benchmark della competenza etica.

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L’abilità dell’autoconsapevolezza morale del professionista

Delle 7 abilità sulle quale si basa la competenza etica del professionista, la settima è definita “autoconsapevolezza morale” che può essere sinteticamente definita come la capacità di avere una chiara cognizione circa l’utilizzo di pregiudizi cognitivi e, di conseguenza, attuare strategie per una loro efficace gestione.

I pregiudizi cognitivi agiscono generalmente in maniera inconsapevole e sono essenzialmente convinzioni errate, atteggiamenti o tendenze comportamentali che limitano la razionalità. Ciò inibisce la capacità di un individuo di prendere decisioni etiche e orienta le persone ad attuare comportamenti immorali.

I pregiudizi cognitivi rappresentano quindi un elemento di contaminazione mentale per il quale l’individuo assume decisioni sulla base di una elaborazione mentale inconscia o incontrollabile delle componenti sub-corticali del cervello (“sistema 1”). Questo sistema operativo persegue essenzialmente il “piacere” e evita le situazioni minaccianti. E’ caratterizzato dalla velocità e dalla facilità dell’elaborazione e per questi motivi non richiede molta energia e sforzo, laddove governa circa il 98% delle circa 35.000 decisioni che, mediamente, un individuo assume giornalmente.

Di contro, la componente corticale del cervello (“sistema 2”) ha caratteristiche opposte: è lento, opera a livello mentale deliberativo e consapevole, e può attivare, se opportunatamente stimolato, scelte e comportamenti basate su ciò che è “giusto”. E’ un processo impegnativo che richiede molta energia e sforzi, con alta autoconsapevolezza e controllo, e genera il pensiero razionale, logico e scettico.

Generalmente le decisioni immorali hanno la radice irrazionale nel “sistema 1” che invia “suggerimenti” al “sistema 2”, che li trasforma in credenze al fine di intraprendere decisioni ed azioni che generalmente favoriscono i propri interessi egoistici. Ciò viene effettuato mediante meccanismi di disimpegno morale con i quali un individuo tende ad auto-giustificare comportamenti immorali convincendosi, in diverse maniere, che gli standard etici non si applicano a se stesso, in una particolare situazione o contesto.

Come sviluppare l’abilità dell’autoconsapevolezza morale?

In primo luogo è necessario conoscere il grado di influenza dei pregiudizi cognitivi sui propri processi mentali, al fine di poterli governare e sterilizzarne gli effetti.

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